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Trattamento della cuffia dei rotatori e del capo lungo

I trattamenti sulla spalla possono essere articolari (nel caso di traumi di natura distorsiva o distrattiva) o miotendinei quando, ad esempio, lo stress dovuto a un accumulo di contrazioni muscolari può generare, soprattutto in sportivi che lanciano o tirano gli attrezzi tendendo e contraendo il braccio, tendinosi o tendiniti particolarmente legate alla cuffia dei rotatori o al capo lungo del bicipite.

La cuffia dei rotatori costituisce la principale componente attiva della stabilità della spalla. Essa svolge un’attività protettiva per una serie di muscoli che sono come allocati proprio al di sotto di una sorta di cupola, di cuffia appunto, costituita dai grandi tendini, e che sotto di essa trovano il proprio spazio, il proprio riparo. Essi sono strettamente connessi con la capsula articolare e i legamenti gleno-omerali.

Il capo lungo del bicipite brachiale è un tendine che riveste una funzione essenziale: esso coadiuva, infatti, a mantenere il braccio ancorato alla scapola. Il tendine del capo lungo origina dal glenoide, si porta sulla testa dell’omero, per poi svilupparsi lungo il braccio, come scorrendo nel letto di un fiume e protetto dai suoi stessi argini.

Perché il tendine si infiamma?
Come tutti i tendini esso è molto attivo nella vita quotidiana di ciascuno per cui viene sottoposto a movimenti di tipo meccanico assidui, partecipando attivamente all’abduzione del braccio; è soggetto, giocoforza, a infiammazioni frequenti che il paziente lamenta come se interessassero tutto il braccio, a partire dalla spalla fino a coinvolgere addirittura la mano.

Come si interviene?
Il rinforzo precoce del muscolo sottoscapolare, attraverso l’utilizzo di applicazioni resistive di natura dinamica, ci permette di ripristinare il prima possibile la corretta fisiologia del capo lungo del bicipite, componente fondamentale per la riabilitazione di qualsiasi patologia a carico della spalla.

Durante la seduta, l’elettrodo bipolare capacitivo viene posizionato in maniera classica, a diretto contatto con la zona da trattare. Si procede quindi con un trattamento di almeno dieci minuti agendo sulla cuffia con movimenti circolari mentre il paziente è seduto, poi si passa all’utilizzo del Neutro Dinamico, usando due elettrodi di medie dimensioni che vanno ad agire anteriormente e posteriormente sull’articolazione gleno-omerale; è importante integrare questo trattamento con delle mobilizzazioni effettuate attivamente dal paziente, quali ad esempio la flessione del braccio a braccio disteso, avendo naturalmente cura che nel momento del trattamento il paziente non lamenti fastidi di natura infiammatoria.

La speciale conformazione degli elettrodi e la loro versatilità permette al fisioterapista di far compiere al paziente esercizi propriocettivi: ad esempio, si può chiedere al paziente di posizionarsi in piedi di fronte ad una parete e far scorrere sulla stessa una palla. Questo consente al terapista di suggerire differenti movimenti rotatori dell’articolazione seguendo diverse angolazioni che contribuiscono a migliorare la capacità di escursione dell’articolazione stessa, mentre con il Neutro Dinamico ne segue il movimento sul capo lungo.

Questo genere di trattamento, per la sua efficacia e per l’affidabilità degli strumenti usati, scongiura il ricorso all’intervento di tipo chirurgico.