L’epicondilite è un processo infiammatorio dei tendini estensori dell’avambraccio, dovuta ad un probabile disquilibrio di forza tra estensori e flessori, a eventuali lesioni della spalla omolaterale o del polso, oppure a circostanze da legare a postumi di cervicobrachialgia. Come tutte le tendinopatie inserzionali, la causa dell’epicondilite è la ripetizione eccessiva o troppo intensa dei movimenti di estensione delle dita e del polso, cosa che si verifica, per esempio, nel tennis o in altri sport (non a caso essa è detta anche gomito del tennista).
Gli atleti non sono le uniche persone soggette al gomito del tennista. L’epicondilite può insorgere a seguito di qualsiasi attività ripetuta che coinvolga la torsione o l’estensione del polso, il sollevamento di pesi e l’abuso dei muscoli dell’avambraccio; per esempio ne possono essere affetti frequentemente coloro i quali lavorano col computer, i pianisti, gli artigiani che usano spesso attrezzi manuali, con conseguente difficoltà a muovere la mano, il polso, la spalla.
Pur essendo conosciuta come “gomito del tennista“, l’epicondilite colpisce anche altri sportivi (i golfisti, i lanciatori di peso, gli schermidori ecc.).
Un trattamento con tecarterapia porterà un concreto miglioramento della sintomatologia grazie all’aumento della circolazione locale. Aumentando la circolazione l’organismo è in grado di eliminare le sostanze di deposito algogene che si sono incuneate nella zona che ha iniziato l’infiammazione.
A livello miotendineo si possono ottenere risultati di miglioramento anche per quanto riguarda la facilità di scorrimento dei piani sovrastanti sui sottostanti. Migliorerà inoltre la capacità di reclutamento muscolare superiore, si avrà minore difficoltà nell’esecuzione di esercizi, con un ampio margine di miglioramento della mobilità articolare del gomito, del polso e della spalla.
Per scongiurare ricadute, successivamente al termine del trattamento, e nel momento in cui l’atleta riprende la sua attività, sarà bene che egli esegua degli esercizi di prevenzione che siano in grado di riequilibrare il più possibile la forza tra gli estensori e i flessori.
La tecarterapia offrirà migliori risultati se coadiuvata da trattamento con onde d’urto per ossigenare e generare la neoangiogenesi necessaria per il normale metabolismo dei tenociti.
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