Federazione Italiana Nuoto Paralimpico
Ai Campionati Europei Open organizzati dall’IPC Swimming si sono svolti a Funchal dal 1° all’8 maggio 2016, la delegazione Italiana era composta da 31 componenti dei quali: 17 atleti (10 maschi+7 femmine) dei quali 14 con disabilità fisica (S1-S10) e 3 con disabilità visiva (S11-S13).
Lo staff sanitario era rappresentato dal sottoscritto, Medico Federale, e dalle Fisioterapiste di Squadra Lia Fusco e Claudia Maselli. All’interno del complesso natatorio di Funchal il 4° piano è stato adibito a sala di FKT. La squadra Italiana aveva a disposizione due lettini, la dotazione per i trattamenti FKT e la Tecarterapia “Fisiowarm” della ditta “Golden Star” assegnatale dalla dotazione CIP per questo evento.
La relazione sanitaria del medico federale incaricato DOTT. STEFANO MARIA DE LUCA
Le patologie per le quali è stato utilizzato il macchinario sono quelle di spalla, di più frequente riscontro in ambito natatorio: tendinopatia della cuffia dei rotatori e del CLB omerale. È stato trattato anche un caso di recente sublussazione GO, che peraltro non ha influenzato l’ottima prestazione agonistica. Altre patologie trattate: lombalgie, epicondilite, lesioni muscolari di I grado.
Come considerazione pratica le valigette possono essere considerate di facile trasporto (anche come bagaglio a mano in aereo), tenendo però conto che in queste trasferte ogni componente la squadra è già gravato dal bagaglio personale (zainetto) e dall’assistenza agli atleti. Nelle manifestazioni che prevedono più giorni e più sessioni quotidiane si rende pertanto necessario un luogo di deposito per evitare la scomodità di un trasporto continuo e impegnativo.
L’utilizzo di tale macchinario, nel complesso, è stato accolto favorevolmente dalla squadra (pazienti e operatori) che ha potuto in larga scala beneficiare di tale trattamento.
L’impiego della Tecarterapia in manifestazioni di questo tipo è, pertanto, da considerare sicuramente utile e consigliabile.
La relazione sanitaria delle Fisioterapiste
“… Gli atleti durante il periodo di competizione sono stati sottoposti a notevoli carichi di lavoro.
Principalmente ci siamo trovate ad affrontare dolori da affaticamento muscolare e algie da sovraccarico con localizzazione prevalente all’articolazione scapolo omerale.
Nel primo caso abbiamo usato spesso un trattamento unipolare di tipo capacitivo che ci ha permesso un rapido recupero della fatica post gare con effetti defaticanti sulla muscolature, riuscendo ad evitare problematiche relative all’ accumulo di acido lattico, problematica presente in altre manifestazioni sportive e che spesso ci costringeva a lunghi massaggi di scarico. Ciò ha permesso di ridurre i tempi di trattamento e ridurre l’impegno fisico da parte di noi terapiste.
Un ottimo risultato lo abbiamo ottenuto anche nel trattamento di un’atleta che lamentava dolore e limitazione funzionale a carico della spalla destra.
All’esame obiettivo si poteva riscontrare un edema localizzato nella regione deltoidea.
Abbiamo deciso di utilizzare un trattamento di tipo unipolare capacitivo in atermia, utilizzando quindi una modalità di somministrazione di energia pulsata a bassa intensità, nel tentativo di decongestionare e drenare l’edema e ripristinare una buona mobilità dell’articolazione.
A fine trattamento l’atleta ha riscontrato grande beneficio sia per quanto riguarda la sintomatologia algica che per quanto riguarda il recupero del ROM articolare; in oltre l’edema ben visibile a livello del deltoide appariva notevolmente ridotto già dopo la prima seduta.
L’utilizzo del manipolo unipolare ci ha consentito una più facile gestione della terapia non vincolandoci all’utilizzo della piastra, potendo così trattare il paziente direttamente seduto in carrozzina.
Proprio l’articolazione scapolo omerale è stata una delle strutture che ci siamo trovate a trattare con più frequenza.
L’approccio più spesso usato è stato un trattamento di 10-15 minuti con modalità capacitiva a livello della muscolatura circostante di pertinenza dell’articolazione e un trattamento con manipolo unipolare resistivo di circa 10 minuti che ci ha permesso di lavorare in maniera più selettiva sulle strutture tendinee e legamentose dell’articolazione.
Molto comodo si è rivelato l’utilizzo del tablet che ci ha consentito una maggiore libertà di movimento avendo noi a disposizione spazi ristretti e postazioni di lavoro talvolta molto scomode.
In oltre ’utilizzo dei manipoli unipolari ha permesso agli atleti in carrozzina di essere trattati anche da seduti, evitandogli ulteriori trasferimenti, e di lavorare in completa sicurezza su molti pazienti portatori di mezzi di stabilizzazione…
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